INNOVAZIONE E RICERCA IN SICILIA

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L’ultima edizione della Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia mostra dei numeri preoccupanti riguardo il nesso tra cultura, media, scienza e innovazione. Nell’ambito della ricerca scientifica l’Italia continua ad essere in fondo alle classifiche rispetto agli altri paesi in Europa, dove il rapporto tra investimenti in R&S e Pil è quasi del 2%. Anche i ricercatori, e quindi la forza-lavoro, sono ancora al di sotto rispetto agli altri Paesi europei, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione italiana. L’Italia contribuisce per il 12,5% al budget dell’Unione Europea ma ottiene soltanto l’8,7% dei finanziamenti totali destinati alla ricerca. In particolare, la situazione in Sicilia è ancora più preoccupante. Solo l’1% delle risorse europee è destinato alla Sicilia.

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E RICERCA IN SICILIA

Sulla situazione della ricerca in Italia ha discusso il CNR insieme a varie istituzioni. In particolare, si è parlato dei problemi essenziali, ovvero budget e strategia ad oggi inadeguati per affrontare la modernità. L’Italia resta un Paese che non riesce a metabolizzare il problema e a reagire. In particolare la Sicilia è l’ultima in Europa negli investimenti in innovazione, nonostante il piano nazionale Agenda Digitale, finalizzato a rendere più competitive le aziende italiane e le infrastrutture tecnologiche.

Stanziamenti e risorse stanziate al Sud

L’Italia ha dimostrato difficoltà nella capacità di spendere i fondi in ICT, Ricerca e Innovazione, pur avendo una tra le dotazioni più elevate. Le risorse disponibili dal Fondo Fesr 2014-2020 ammontano a 6 miliardi per la ricerca e l’innovazione e 2,3 miliardi per lo sviluppo dell’ICT, le cifre più alte dopo Polonia e Spagna. Eppure la quota di investimenti rendicontati e impiegati è di 828 milioni. In questo quadro negativo, la Sicilia si contraddistingue per il suo estremo ritardo. Le somme stanziate per ricerca e innovazione e per ICT sono pari a 749,8 milioni di euro, il che fa della Sicilia la terza regione per stanziamenti. Si tratta dell’unica regione ad avere speso poco o niente, nonostante insieme a Puglia e Campania la Sicilia sia tra le regioni che hanno programmato investimenti più importanti.

Casi di innovazione tecnologica in Sicilia

Uno dei problemi maggiori è che la Sicilia non risulta appetibile per gli investimenti dall’estero e il programma Italia Startup Visa del ministero dello Sviluppo economico per gli investitori stranieri conta pochissime candidature, nessuna delle quali riguarda la Sicilia, che evidentemente appare ancora poco attraente per chi vuole fare impresa.

Alla Sicilia vanno oltre la metà dei 23 milioni messi a disposizione dal Mise per la realizzazione di una piattaforma di tecnologie innovative per i trattamenti mini-invasivi in radioterapia e chirurgia robotica, presentato dall’Istituto di ricerca biomedica e clinica G. Giglio di Cefalù.

Per restare in tema innovazione tecnologica e medicina, è stato da poco presentato a Palermo il nuovo modello organizzativo del Centro Regionale Trapianti, articolato in due aree.

All’area di coordinamento e governance sono affidati:

L’area di coordinamento operativo del processo di donazione e trapianto di organi e tessuti svolge invece le seguenti funzioni:

FONDI UE E STRATEGIE DI INNOVAZIONE

Sono stati riservati oltre 130 milioni di fondi ai bandi per l’innovazione tecnologica e la ricerca.

Essi puntano a:

Nuove strategie d’innovazione al sud

La missione del Piano per il Sud, presentato dal presidente del Consiglio e dai ministri Provenzano e Azzolina, è quella di creare un sud rivolto ai giovani, connesso e inclusivo, impegnato per la svolta ecologica e dell’innovazione. Il progetto decennale si basa su un’idea di Sud al 2030 e mira a creare una nuova strategia di sviluppo. Esso prevede investimenti dedicati all’istruzione, la lotta alla povertà educativa minorile, il potenziamento dell’edilizia scolastica, l’estensione della No Tax area, l’attrazione dei ricercatori al Sud e l’ammodernamento delle infrastrutture.

Le fasi del Piano per il Sud 2030

Il Piano si articola in due fasi:

Il nuovo metodo è improntato sul rafforzamento del presidio centrale, sulla cooperazione tra amministrazioni centrali e locali, sull’attivazione dei centri di competenza nazionale e il ricorso a centrali di committenza e stazioni appaltanti, sulla semplificazione delle procedure di gestione dei PSC e sul partenariato attivo. Nel piano rientrano anche azioni per la prossimità dei luoghi, il rilancio della strategia nazionale per le aree interne e la rigenerazione dei contesti urbani, come anche il recupero e la riqualificazione del centro storico di Palermo.

L’economia circolare e l’attenzione a giovani e donne

Il piano si concentra anche sulla svolta ecologica attraverso una sperimentazione di economia circolare, il potenziamento del trasporto sostenibile, i contratti di filiera e di distretto nel settore agroalimentare e la gestione forestale.

Sul tema dell’innovazione, il progetto supporta il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle reti tra ricerca e impresa, oltre che della vocazione internazionale dell’economia e della società meridionale. Nel piano sono inclusi anche l’adozione di una strategia che rafforzi le Zone Economiche Speciali (ZES) e dei programmi di cooperazione allo sviluppo.

Nel Piano Sud 2030 sono previste anche misure per rafforzare la competitività del sistema produttivo e la creazione di buona occupazione per giovani e donne (incentivo all’occupazione femminile, credito d’imposta per investimenti al Sud, “Cresci al Sud” e “Protocollo Sud” con Cassa Depositi e Prestiti e Invitalia).

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